Nel capitolo precedente siamo arrivati a fine 1964 - gennaio 1965.
Può un riff, un semplice riff, cambiare tutto? Può una semplice richiesta fatta ad un tecnico dare la spinta verso nuovi orizzonti sonori? Questo è quanto successo nel 1965, l'anno forse più importante nella nostra storia.
Andiamo però con ordine:
Come primo passo per addentrarci nel Tonebender, credo sia importante raccontare la sua storia. Una storia lunga o breve che dir si voglia, che vede il suo apice e il declino nel giro di pochi frenetici anni.
Ho scelto di dividere il racconto in più capitoli, ognuno dedicato ad un periodo specifico. Questo primo articolo è denominato 'preistoria', ovvero il periodo in cui i primi fuzz hanno iniziato a 'sporcare il suono fino all'arrivo del Tonebender MK I.
Questo articolo è la summa di molte fonti, ma non potrebbe mai esistere senza il magnifico lavoro di Kit Rae e di David Main aka D*A*M. Per grosse parti questo contenuto non è che una mera traduzione del lavoro di Kit. I meriti vanno a lui, e ovviamente a lui vanno i diritti. Queste non sono le sole fonti, ma sono sicuramente le principali.
L'origine della distorsione non ha una data precisa. La distorsione è una 'scoperta incidentale': quando inventi un qualcosa che generi un suono o che riproduca un suono, incidentalmente ne inventi anche la distorsione del suono. Abbiamo però alcune date precise da cui partire e due luoghi: Londra e gli Stati Uniti.
Ognuno ha le proprie fisse. Ognuno, soprattutto, ha le fisse che si merita.
Io da anni ho la fissa del Colorsound Tonebender. Una fissa che ha portato nel tempo a studiarne i dettagli, a cercare di imparare e analizzare quante più cose possibile relativamente a questo strumento. Storia, circuito, componenti, opinioni, qualsiasi cosa potesse aiutarmi a capire.
Il risultato di questa ricerca saranno una serie di articoli, i ToneBender file, in cui ho cercato di riassumere al meglio le informazioni che ho raccolto negli anni e il frutto del mio studio.
Gli anni ottanta sono una fucina per questa rubrica. E' stato un periodo molto particolare per gli effetti, dove c'era tanta creatività e meno zelotismo per certi versi rispetto a quello che ogni tanto respiro ora. Questa è una idea molto particolare e interessante, figlia del tempo. E' un pezzo di cuore per me, è stata la mia prima pedaliera.
Lefty.it è nato in provincia di Brescia, tra la bassa (dove sono originario) e il lago d'Iseo (dove è originario Luca). Amo sempre dire che Brescia è vivissima ma se ne vergogna. Ha tantissime proposte, tantissima vita, ma poco pubblicizzata. Anni fa Brescia era stata definita "la roccaforte indie" per la quantità di gruppi e di musicisti bresciani. Tante piccole eccellenze, spesso ingiustamente poco celebrate o poco raccontate. A livello di strumenti musicali non siamo da meno. Abbiamo un produttore di pedali e amplificatori del calibro di Jad&Freer (se non lo conoscete, avete qualcosa decisamente da recuperare). Tra queste eccellenze sommerse c'è un piccolo produttore di effetti, BurnFX, mio compaesano.
Seconda puntata della rubrica "Something weird from the past". Se originariamente, quando avevo iniziato a immaginare questo angolo di Lefty, mi immaginavo di parlare soprattutto di materiale uscito tra la fine degli anni settanta e l'inizio dei novanta, stavolta ci spostiamo relativamente vicino nel tempo. Stavolta parleremo infatti del Morpheus Capo.
Alla terza recensione su una loop station credo sia evidente la mia predilezione per queste soluzioni. Trovo molto utili le loop station, soprattutto per chi come me normalmente non ha qualcuno a fargli il ritmo oppure si trova a suonare da solo. Data l'importanza che ha per me, è stato naturale cercare di salire di livello e vedere ciò che il segmento più alto del mercato propone. La RC-300 infatti fino a poco tempo fa era il modello di punta di casa Boss per questa tipologia di strumenti, solo di recente superato dalla nuova nata in famiglia, ovvero la RC-600.
Da tempo fantasticavo di creare una specie di rubrica dal titolo "something weird from the past". Una specie di rubrica dove raccontare idee alternative, particolari o soluzioni interessanti del passato che non hanno avuto il successo sperato. Soluzioni che magari hanno fatto da apripista, senza i quali prodotti che oggi hanno successo non avrebbero mai potuto ottenere quanto oggi raccolgono.
Non credo ci sia oggetto migliore per iniziare che partire dal Yamaha DG-Stomp.
Era da un po' che dibattevo con amici su come il livello delle chitarre elettriche di fascia bassa si sia enormemente elevato rispetto a 20 anni fa. Riprendere in mano le chitarre di allora e analizzarle con gli occhi attuali è una strana esperienza: tanti particolari che allora erano normali oggi si tende a considerarli inaccettabili pure su una chitarra entry level. La chitarra che andiamo a presentare oggi è appunto di questa fascia di prezzo.
G&L nel tardo 2012 lanciò sul mercato una nuova versione della Asat, stavolta basata su pickup AlNiCo e non sui classici MFD progettati da Leo Fender. L'idea era quella di replicare quanto fatto con la Legacy, ovvero creare due versioni parallele dei propri flagship model: da una parte lo strumento in versione più moderna, dotato di pickup ceramici MFD (S-500 e Asat Classic), dall'altro una versione più adatta agli amanti delle sonorità vintage e quindi dotato di pickup AlNiCo (Legacy e Asat Classic AlNiCo).
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