Una trattazione precisa sul suo funzionamento e le leggi fisiche alla base di questo componente non sono oggetto di questo contenuto, e quindi per una trattazione più esaustiva si rimanda ad altri articoli.
A noi basta sapere che se mettiamo assieme un condensatore ed una resistenza è possibile creare un filtro, ovvero un elemento in grado di far passare solo certe frequenze ed eliminarne altre. In base al loro valore viene determinata la cosiddetta "frequenza di taglio". Combinandoli in modo diverso è possibile creare un filtro "passa alto" oppure un "passa basso".
I potenziometri di tono della chitarra, normalmente, sono del secondo tipo. Sono pensati per lasciar passare solo le frequenze sotto una certa frequenza di taglio, che varia al variare del valore che scegliamo sul potenziometro (che altro non è che una resistenza variabile).
Il valore del condensatore che scegliamo di installare sul nostro strumento determina la cosiddetta frequenza di intervento. Più il valore sarà alto, maggiore sarà lo spettro di frequenze su cui il nostro filtro interverrà.
Questo, in poche parole, è il motivo per cui un condensatore da 0.047 uF (micro farad) da un suono leggermente più scuro rispetto ad uno da 0.022 uF.
Oltre ai valori già citati, sono spesso usati capacitori con valore 0.01 uF, 0.05 uF e 0.1 uF.
Perché questi valori e non altri? Perché sono quelli storicamente usati per gli strumenti che normalmente vengono presi a riferimento.
Quando il potenziometro viene chiuso al suo valore massimo, il filtro attua anche il massimo taglio possibile delle frequenze. All'opposto, quando viene aperto completamente, il filtro viene quasi escluso.
E' importante questo QUASI. Il filtro in realtà comunque continua ad intervenire sul circuito e quindi sul suono dello strumento, per via delle masse in comune. Non verrà mai escluso del tutto… e questo rende chiaro quanto sia importante che il condensatore sia di qualità, e come esso possa influenzare drasticamente il risultato finale.
Spesso, anche su strumenti di pregio, vengono inseriti condensatori da pochi centesimi, che costano più di quanto valgano. Quasi sempre ci si ritrova ad avere a che fare con condensatori ceramici.
Questa tipologia è spesso (e spesso a ragione) considerata come "il male", ovvero il peggior tipo di condensatore che ci si possa ritrovare a disposizione. Vengono scelti perché terribilmente economici e semplici da reperire. C'e' da dire che però le "mitiche" Stratocaster degli anni cinquanta avevano questo tipo di condensatore ed esso è una scelta quasi obbligata se si vuole riprodurre QUEL suono.
Cosa molto importante è quindi la scelta del dielettrico (ovvero del componente di cui è fatto il condensatore), ragionando sul suono che si vuole ottenere.
Tra le varie possibili scelte, segnalo le seguenti (non per fantasia mia, ma perché alla fine sono le scelte fatte in questi anni nel costruire strumenti musicali):
- CERAMICI
Condensatori estremamente economici (costano pochi centesimi l'uno), tendono ad avere alti molto cristallini a discapito di un suono molto appiattito e poco sensibile al variare del potenziometro (spesso diventa quasi un on-off, con il suono che per gran parte della corsa non varia). Sono le tipiche "lenticchie" o "pastiglie" che si trovano su gran parte dei circuiti degli strumenti.
- POLIESTERE
Condensatori abbastanza economici e facilmente reperibili (anche su strumenti di pregio). Leggermente migliori rispetto a quelli ceramici quanto a spettro di frequenze trattato. Suono morbido, alle volte un po' "ovattato".
Di questa famiglia fanno parte i condensatori al Mylar (questo il nome del composto brevettato dalla DuPont), molto utilizzati da Gibson fin dagli anni cinquanta come variante economica rispetto ai carta-olio.
- POLIPROPILENE
Condensatori abbastanza economici (siamo sull'euro e qualcosa l'uno), dotati di una dinamica maggiore rispetto a quelli precedentemente descritti. Sensibili al variare del potenziometro. Molto usati anche in strumenti di pregio.
Di questa famiglia fan parte per esempio i celeberrimi Orange Drop.
- CARTA-OLIO
Condensatori relativamente costosi (siamo nell'ordine delle decine di euro a pezzo), ma dotati di una dinamica e sensibilità difficilmente pareggiabile da altri tipi di dielettrico. La resa è ottima su tutto lo spettro: gli alti sono cristallini e le frequenze basse rotonde e morbide. Non sempre sono di dimensioni contenute (ma questo non è un male. Un dielettrico di dimensioni maggiori offre una timbrica più "morbida e naturale").
Questo tipo di condensatori molto era molto in voga negli anni cinquanta (soprattutto perché in grado di sopportare tensioni molto elevate) e successivamente soppiantato in favore di prodotti più economici e meno pericolosi per la salute (attenzione: se si rompono, l'olio usato è tossico, oltre che dannoso per l'ambiente). Esistono pochissimi produttori al mondo, che producono condensatori di qualità espressamente pensati per essere montati su strumenti hi-fi. Tra questi la doverosa citazione è per la danese Jensen, i cui prodotti saranno costosi, ma semplicemente strepitosi.
E' altrettanto doveroso segnalare che per fortuna esistono ancora in giro diversi venditori che hanno a disposizione stock di vecchi condensatori prodotti decenni fa.
In particolare è abbastanza facile reperire i K40p-2, i K40y-9 o i K42y-2, di provenienza sovietica e prodotti con specifiche militari. Questi condensatori normalmente sono disponibili a prezzi economici (si parla di qualche euro a pezzo) e (salvo il classico elemento difettoso) sono ottimi. Valgono più di quel che costano.
Fanno parte di questa famiglia anche i cosiddetti "Bumble Bee", ovvero i condensatori usati in origine dalla Gibson per produrre le Les Paul [nota sui Bumble Bee… questo è un soprannome, non un nome "proprio" di un prodotto. Essi nel tempo sono stati prodotti in materiali diversi. Alcuni sono in carta-olio, altri in mylar. Bisogna controllare bene la conformazione del condensatore per avere un'idea del dielettrico usato (i carta-olio per esempio hanno alle estremità uno strato isolante in vetro)… e non sempre è sufficiente!!! Anni fa uno ruppe volontariamente uno dei condensatori che montava la sua Les Paul per vedere come fosse fatto. Scoprì che in realtà si trattava di un condensatore ceramico con attorno un rivestimento in plastica per farlo sembrare un bumble bee. In poche parole, una fregatura (non fu mai chiaro se fosse stata perpetrata volontariamente dalla Gibson o se essa stessa fosse vittima di un fornitore disonesto). Se pensate quindi di metterne uno nel vostro strumento, fate bene attenzione a cosa vi stanno offrendo!!! Se è troppo bello per essere vero, è probabile che non lo sia].
Sui condensatori spesso sono riportate altre informazioni, relative alla frequenza di lavoro che riesce a sopportare ed alla tolleranza.
Il primo valore è abbastanza ininfluente (il circuito di uno strumento opera ad un voltaggio veramente ridotto, attorno ai 0,3V. Quindi, se vi trovate a scegliere tra due prodotto identici come capacità nominale ma diverso voltaggio, potete scegliere senza problemi anche quello col valore minore). Il secondo invece indica il margine di errore del condensatore rispetto alla capacità nominale indicata. Ovviamente, una tolleranza minore significa maggiore precisione. Minor precisione rende la differenza tra uno strumento e l'altro avvertibile ad orecchio.
A forza di disegnare e realizzare circuiti (a destra per esempio ho riportato il potenziometro di tono che ho usato per sperimentare la differenza di suono tra due condensatori carta-olio), ho potuto fare una certa esperienza sui diversi componenti e quindi farmi un'idea sulla loro importanza ed il loro impatto sul suono.
La mia esperienza dice che la qualità del condensatore scelto impatta strasticamente sul risultato finale, spesso in maniera molto più forte rispetto ad una variazione del valore della capacità nominale del componente: c'e' molta più differenza tra un circuito che monta condensatori carta-olio rispetto ad uno che monta quelli in polietilene o ceramici che tra un tono creato con un carta-olio a 0.022 e lo stesso tono creato a partire da un carta-olio a 0.047. Il primo avrà un suono leggermente più chiaro e con un filo di gas in più sulle alte (come è logico aspettarsi), ma le differenze saranno minime.
In conclusione possiamo dire che il condensatore è un elemento che impatta sulla resa finale dello strumento e che un investimento relativamente contenuto (come detto, anche ad immaginare di mettere degli Jensen si parla di 20 euro a pezzo… non una spesa impossibile) può decisamente migliorarne il suono.
Tale componente da solo non è in grado di avere l'impatto che hanno legni di pregio e pick-up di qualità, ma permetterà di tirare fuori il meglio che questi possono offrire.
Reference:
Ovviamente, non è tutta farina del mio sacco. Questo contenuto non sarebbe stato possibile senza l'apporto di centinaia di altri malati che hanno perso tempo per produrre articoli sui condensatori.
In particolare le principali fonti che ho utilizzato sono le seguenti:
- Massimo Serra per GuitarNews Magazine: Il condensatore, questo sconosciuto http://www.guitarnews.it/blog/2012/09/07/il-condensatore-questo-sconosciuto/
- Sindycharlie per BluesGuitar.it: Il condensatore dei toni: la parte più piccola della chitarra http://www.bluesguitar.it/il-condensatore-dei-toni-la-parte-piu-piccola-della-chitarra/
Le immagini sono in parte prodotte da me, in parte reperite sui seguenti siti:
Comments
E poi in definitiva su una strato con un pot da 500k quali utilizzare? C'è da scervellarsi!
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