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Il 1965, come raccontato, è stato un anno importantissimo per la musica. E' stato il trampolino verso nuovi suoni, verso un nuovo concetto di come debba suonare una chitarra elettrica. In quell'anno è stato messo sul mercato il ToneBender nella sua prima versione, protagonista del nostro racconto ma anche scusa per raccontare più in generale dei protagonisti che hanno traghettato il suono dalla ricerca del 'pulito' al 'distorto' non come errore ma come un qualcosa di voluto.

Il 1966 è un anno parimenti importante. Prende i semi dell'anno precedente e li fa crescere, in modo da diventare a sua volta base per le evoluzioni e le sonorità che hanno colorato la fine degli anni sessanta e un numero infinito di album e canzoni storiche.

Andiamo con ordine.


Nel capitolo precedente siamo arrivati a fine 1964 - gennaio 1965.

Può un riff, un semplice riff, cambiare tutto? Può una semplice richiesta fatta ad un tecnico dare la spinta verso nuovi orizzonti sonori? Questo è quanto successo nel 1965, l'anno forse più importante nella nostra storia. 

Andiamo però con ordine:


Come primo passo per addentrarci nel Tonebender, credo sia importante raccontare la sua storia. Una storia lunga o breve che dir si voglia, che vede il suo apice e il declino nel giro di pochi frenetici anni.

Ho scelto di dividere il racconto in più capitoli, ognuno dedicato ad un periodo specifico. Questo primo articolo è denominato 'preistoria', ovvero il periodo in cui i primi fuzz hanno iniziato a 'sporcare il suono fino all'arrivo del Tonebender MK I. 

Questo articolo è la summa di molte fonti, ma non potrebbe mai esistere senza il magnifico lavoro di Kit Rae e di David Main aka D*A*M. Per grosse parti questo contenuto non è che una mera traduzione del lavoro di Kit. I meriti vanno a lui, e ovviamente a lui vanno i diritti. Queste non sono le sole fonti, ma sono sicuramente le principali.

L'origine della distorsione non ha una data precisa. La distorsione è una 'scoperta incidentale': quando inventi un qualcosa che generi un suono o che riproduca un suono, incidentalmente ne inventi anche la distorsione del suono. Abbiamo però alcune date precise da cui partire e due luoghi: Londra e gli Stati Uniti.


Ognuno ha le proprie fisse. Ognuno, soprattutto, ha le fisse che si merita.

Io da anni ho la fissa del Colorsound Tonebender. Una fissa che ha portato nel tempo a studiarne i dettagli, a cercare di imparare e analizzare quante più cose possibile relativamente a questo strumento. Storia, circuito, componenti, opinioni, qualsiasi cosa potesse aiutarmi a capire.

Il risultato di questa ricerca saranno una serie di articoli, i ToneBender file, in cui ho cercato di riassumere al meglio le informazioni che ho raccolto negli anni e il frutto del mio studio. 


L'idea di scrivere questo articolo è nata a fronte di ciò che vedo quotidianamente nel poco tempo che il mio lavoro lascia. In quel poco tempo mi capita di navigare a caso o sui social e quindi di imbattermi in annunci di strumenti musicali. Sempre più spesso mi trovo di fronte a truffe e contraffazioni. Alcune di queste fatte in buona fede (e con altrettanta buona fede ammesse, senza sapere di essersi appena dichiarati colpevoli di reato), altre fatte in malafede (sapendo benissimo di truffare). Alcune di queste sono veramente palesi, al limite del fantozziano. Altre sono molto molto molto fini e difficili da riconoscere senza esperienza e un occhio molto attento. 


Dopo aver pubblicato un articolo dedicato a distinguere tra le varie finiture che stanno sotto il cappello di 'sunburst', ecco finalmente la descrizione della procedura per realizzarne uno.


Normalmente la mia scelta è lavorare con scelte e soluzioni applicate nel momento d'oro degli strumenti elettrici. Questa scelta porta a eseguire lavorazioni che possono essere richiedere molto tempo. Un esempio di questo è l'occlusione dei pori. Su un corpo in frassino mediamente significano 10 giorni di lavoro ripetuto e tanto olio di gomito. E' sempre necessario?


s l1600 7Sfogliare per la prima volta il nuovo catalogo dei prodotti Fender nel 1971 (QUI potete sfogliarlo anche voi) per un negoziante di strumenti musicali deve essere stata una sorpresa... appena aperto, già a pagina 2, capeggiava la nuovissima Telecaster Deluxe, la nuova chitarra di punta della famiglia. Il negoziante deve aver strabuzzato gli occhi ed essersi domandato se fosse uno scherzo o se stesse sognando: si trattava di una chitarra Fender con due Humbucker. Le mascherine cromate dei pickup riportavano il logo Fender inciso, come a dire "no, non è un errore. E' davvero un prodotto Fender".


Da sempre uno dei nei principali degli strumenti mancini è la circuitazione.

Chiunque di noi è abituato ad avere strumenti che rispondono male a movimenti dei potenziometri, a sentire per gran parte della corsa lo strumento non rispondere, salvo negli ultimi gradi, dove risponde anche eccessivamente alle sollecitazioni del pot, impedendo grande precisione nella scelta del suono (sempre che qualcuno lo faccia... personalmente so di essere uno dei pochi che non tiene tutti i pots completamente aperti sempre). Un comportamento dello strumento fastidioso e poco utile.


Con il termine "sunburst" si è storicamente indicato quella finitura per le chitarre elettriche che cercava di imitare quella di certi violini o strumenti a corda classici. In particolare è nato come tentativo di riprodurre un french polish invecchiato. Questo tipo di finitura ha riscosso fin dall'inizio successo, al punto da diventare una delle principali finiture per chitarra o basso. 

E' una finitura senza tempo, di quelle che nella sua essenza non invecchierà mai, in grado allo stesso tempo di mostrare la bellezza delle venature del legno ma anche di velarne in certi casi la scarsa qualità.

Con questo temine si fa riferimento a una finitura di colore trasparente o semitrasparente al centro che sfuma ai bordi in una finitura di colore più scuro o comunque meno trasparente. Questo successo e questa semplicità ha portato nel tempo a usare questo termine quasi come fosse un colore vero e proprio, quasi come a dire "Pantone rosso 2035", come indicasse un qualcosa di unico e unicamente riconoscibile. 


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