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Something Weird From The Past - Ep.03 - Korg PME-40x Featured

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s l1600 13Gli anni ottanta sono una fucina per questa rubrica. E' stato un periodo molto particolare per gli effetti, dove c'era tanta creatività e meno zelotismo per certi versi rispetto a quello che ogni tanto respiro ora. Questa è una idea molto particolare e interessante, figlia del tempo. E' un pezzo di cuore per me, è stata la mia prima pedaliera.

Era un periodo di passaggio, di ripensamento. I Giapponesi con i loro strumenti avevano cambiato le regole e la disponibilità di pedali e effetti, ma soprattutto avevano imposto uno standard. Prima i pedali erano fatti molto alla buona, con quello che si trovava. L'obbiettivo era produrre al minor costo possibile e tenendo fede agli ordini. Questo portava a non essere proprio rigorosi sui circuiti e sulla loro qualità (emblematico Mike Matthews, fondatore di Electro Harmonix e produttore del Big Muff che una volta in una intervista chiese di spiegargli quale sia il suono che deve avere un Ram's head rispetto a un triangle. Lui sarebbe molto interessato a saperlo, visto che non ne ha idea. Ogni lotto era una storia a sè, e il suono cambiava di pedale in pedale). I giapponesi stravolsero questo, mettendo le basi per produrre strumenti migliori.

20220317 202203927 iOSInoltre il mercato era cambiato. I chitarristi volevano sempre più effetti e sempre maggiori possibilità. Senza arrivare alle esagerazioni attuali, iniziavano a vedersi grandi pedaliere tipo quella che Cornish creò per Gilmour. Più effetti, più soluzioni, possibilmente senza affollare tutto. I processori a rack iniziavano a fare capolino sui palchi.

Alcuni produttori iniziarono a fare delle soluzioni integrate, ovvero dei multieffetto analogici o blandamente digitali (che allora era visto come il demonio, la merda, accettabile al massimo per i delay ma nient'altro). Erano soluzioni molto semplici, con il circuito dei singoli pedali separati stampato su un'unica scheda madre. 3, 4 o 5 pedali separati a livello di circuito, ma stampati su un'unica board e all'interno dello stesso chassis. 

Alcuni di questi multieffetto sono idee molto centrate (per esempio ammetto di sognare da anni di prendere un Ibanez PUE5 Tube ad un prezzo umano) che tutt'ora nella loro semplicità sarebbero perfetti per tantissimi musicisti.

Tra tutte queste soluzioni ce n'era una che si spingeva oltre e che proponeva un'idea forse da guitar nerd ante litteram, ma che nella sua semplicità era geniale e piena di possibilità. L'idea di Korg per questo mercato era appunto di creare un multieffetto, ma modulare. 

Korg mise sul mercato la PME-40x, un multieffetto che si componeva di una base su cui potevano essere connesse fino a quattro cartucce-effetti-moduli che dir si voglia, ognuna indipendendente. Un'idea tanto semplice quanto efficace. 

Il musicista poteva comprare la base e poi su questa montarci fino a 4 effetti da scegliere tra 16 opzioni (15 effetti e un modulo vuoto). Poteva anche metterne 4 dello stesso tipo oppure scegliere come metterli in serie per ottenere il risultato desiderato. Il tutto era gestito da 5 switch a relé totalmente silenziosi, uno per ogni modulo più il bypass.

20220317 202226502 iOSLa base solito includeva il modulo del Chorus. Siamo negli anni ottanta dopotutto, che effetto vi aspettate che proponessero?

Nella proposta dei moduli Korg ne aveva messi per tutti i gusti, dalle distorsioni alle modulazioni. Manca un riverbero, ma per il resto le opzioni erano sufficienti a soddisfare tantissimi palati. Alcuni di questi effetti erano proposte originali di Korg, altri erano dei cloni di cugini/fratelli giapponesi (il Analog Delay credo debba eufemisticamente molto al Ibanez AD-9, ma in molti disegni c'è qualcosa di Maxon). Alcune idee semplici, altre totalmente pazze come un Wave Shaper (peraltro oggi rarissimo da trovare). La costante era comunque la qualità dei circuiti. Erano tutti (almeno per la quota di moduli che sono riuscito a provare) degli ottimi effetti, con grandi sonorità e una ottima resa. Alcuni sono stereo.

Alcuni forse sono figli del periodo (il overdrive per esempio è bellissimo ma qualche influenza del suono del tempo la sconta), ma generalmente sono ottimi strumenti. 

La soluzione modulare, come detto, è creata in modo molto semplice e funzionale. Forse gli ingegneri giapponesi si sono concentrati sulla funzionalità e meno sui materiali e il risultato è una pedaliera in plastica. Dura, resistente, ma rispetto a una soluzione metallica danno l'idea di essere più fragili. Per certi versi penso sia solo una impressione, visto che alla fine le mie due pedaliere hanno oramai 40 anni egregiamente portati, ma di sicuro qualche dubbio sul maltrattarle me lo faccio. Avrebbe avuto anche un altro peso.

Sulla qualità generale c'è poco da dire. Personalmente ho due board, che montano configurazioni di moduli diverse. In entrambe sono presenti comunque due moduli overdrive, giusto per capire subito quale sia l'effetto che prediligo tra quelli disponibili. Se gli devo trovare un limite, avrei preferito avere almeno uno o due slot in più. Con 5 o magari 6 slot sarebbe stata perfetta, ma avrebbe perso in compattezza e comodità per essere portata in giro. 

20220317 202203927 iOSL'overdrive a me piace molto. Più orientato verso gli overdrive hi-gain che al Tubescreamer, è di sicuro uno strumento che ha il suo perché e sa dare tante sfumature. Solo il delay analogico, dei pedali che ho provato, è superiore. La qualità è comunque alta, anche quando si va su pedali che personalmente uso poco (tipo Chorus o Flanger).

La Korg PME-40x è sicuramente uno strumento ben pensato e che forse meritava più successo. Purtroppo ne ha avuto poco, al punto da essere quasi sconosciuta. Questo però non toglie la bontà dell'idea e del risultato finale. Non è semplicissima da trovare, e possono passare anni prima di trovare un'offerta per alcuni moduli (alcuni sono proprio rarissimi). La cosa strana è che i prezzi possono oscillare senza un reale motivo. Potete trovarla sotto i 100 euro come a 4-500, senza un reale perché (il prezzo più alto che abbia mai visto era proposto da un ragazzo che vendeva a 2.000 euro il kit completo, ovvero tutti i 16 effetti più 3 board).

Personalmente, se mi proponeste di suonare in un contesto dove tempo per crearsi la posizione e lo spazio a disposizione sono pochi, sicuramente prenderei su questa pedaliera, magari col modulo per connettere pedali esterni ed inserire il mio Catalinbread Echorec. Non a caso, quando mi sono trasferito qualche anno fa, ho scelto di prendere su proprio questa pedaliera come base per giocare. Poi sono arrivati altri pedali e altri ancora li ho costruiti, ma questa è un'altra storia.

Per me è un pezzo di cuore: è stata la mia prima pedaliera, comprata da un ex musicista per 150 mila lire. Arrivò subito dopo il Boss Os-2 e da allora non mi ha lasciato.

Un consiglio? Il prezzo dipende dai moduli montati (e questo non è un elemento secondario), ma se la trovate sotto o intorno ai 100 euro e magari con effetti che possono essere compatibili con il vostro suono, non lasciatevela scappare! Fino a 150 euro li spenderei, probabilmente. Di contro, a 300 euro o più (salvo che abbia dentro tipo il Wave Shaper o il Dist Fuzz o l'octaver) non la prenderei in considerazione. I prezzi sono molto variabili e non sempre sensati. Come per tutti gli effetti, c'è chi chiede cifre esagerate solo per l'età.

Ultima curiosità: esiste una versione rarissima e ribrandizzata di questa pedaliera, creata per Yamaha. La versione della casa del Diapason si chiama PSE (Professional System Effector) 40a. Gli effetti sono gli stessi, cambia solo nome e la grafica (per certi versi più accattivante). Sono ovviamente compatibili anche se la versione Yamaha è decisamente più rara da trovare.

Last modified on Monday, 02 May 2022 00:27
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